CATTIVA DIGESTIONE E TACHICARDIA: QUAL È LA CORRELAZIONE?
La palpitazione postprandiale è un sintomo comune e, di norma, non preoccupante causato dall'assunzione di determinati alimenti o principi attivi. Una simile manifestazione clinica può indicare una patologia, la sindrome gastrocardiaca (nota anche come sindrome di Roemheld) che descrive una sintomatologia che coinvolge sia l'apparato gastrointestinale che quello cardiovascolare.
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Cattiva digestione e tachicardia: cosa c'è da sapere
La sindrome gastrocardiaca, nota anche come sindrome di Roemheld (dal nome del medico che per primo esplorò la stretta connessione in essere tra stomaco e cuore), descrive un quadro clinico caratterizzato dalla compresenza di sintomi cardiaci e gastrointestinali. In particolare, tale condizione implica la presenza di disturbi a livello gastrico, che possono scatenare palpitazioni, come gonfiore o reflusso acido, spesso aggravato da ernia iatale, la quale può accentuare il diaframma e stimolare il nervo vago. Ad esempio, un battito cardiaco irregolare o accelerato può manifestarsi contemporaneamente a gonfiore o reflusso acido.
Spesso, i sintomi gastrointestinali come bruciore di stomaco, eruttazioni e gas vengono erroneamente interpretati come manifestazioni cardiache, portando a ritardi nella diagnosi e nel trattamento appropriato. Pertanto, una corretta diagnosi differenziale tra la sindrome gastrocardiaca e altre condizioni è fondamentale per garantire un'efficace gestione terapeutica.
La connessione tra apparato digerente e apparato cardiovascolare
L'intestino ospita un'immensa popolazione di microrganismi, collettivamente definita microbiota umano, essenziale per la digestione, la produzione di nutrienti e il rilascio di sostanze con numerosi effetti sulla salute.
Nell'organismo umano esiste una complessa interazione tra il microbiota intestinale e la maggior parte dei sistemi corporei, inclusi quelli vascolare, nervoso, endocrino e immunitario, tutti strettamente correlati alla salute del sistema cardiovascolare.
Un meccanismo chiave è la produzione di metaboliti da parte del microbiota intestinale durante la digestione. Un metabolita specifico, la trimetilammina (TMA), si forma quando i microbi intestinali metabolizzano la colina, un nutriente presente nella carne rossa, nel pesce, nel pollame e nelle uova. Nel fegato, la TMA viene convertita in trimetilammina N-ossido (TMAO), una sostanza fortemente associata alla formazione di placche aterosclerotiche. Studi scientifici hanno evidenziato che elevati livelli ematici di TMAO sono correlati a un aumentato rischio di infarto e ictus. Ridurre il consumo di carne rossa, una delle principali fonti di TMA, può limitare la produzione di TMAO da parte del microbiota intestinale.

Sintomi della tachicardia associata alla cattiva digestione
In mancanza di patologie accertate, come la già menzionata sindrome gastrocardiaca, uno sporadico aumento o irregolarità del battito cardiaco a seguito di un pasto non è da considerarsi un sintomo preoccupante.
Più nello specifico, le anomalie percepibili dal paziente includono:
- palpitazioni: il paziente può percepire una sensazione di battito d'ali o tremolio nel petto, come se il cuore stesse compiendo capriole;
- aritmia: il battito cardiaco può sembrare irregolare, con sensazioni di battiti saltati, ritmo alterato o accelerazione e rallentamento improvvisi. In alcuni casi, può sembrare che il cuore si fermi per un breve istante;
- forte pulsazione: il paziente può avvertire il battito cardiaco in modo particolarmente intenso, tanto da percepirlo anche a livello auricolare.
In caso di sindrome gastrocardiaca, invece, il quadro sintomatologico è più esteso e include:
- dolore toracico: sensazione di dolore o fastidio al petto;
- dispnea: difficoltà respiratoria o sensazione di respiro corto;
- nausea: sensazione di malessere allo stomaco e/o vertigini, spesso accompagnata da conati di vomito;
- tachicardia: aumento della frequenza cardiaca, con battiti percepiti come rapidi e intensi;
- aritmia: alterazione del ritmo cardiaco, con battiti irregolari, saltati o percepiti come pause;
- gonfiore addominale: sensazione di distensione e pienezza a livello dell'addome;
- reflusso gastroesofageo: risalita del contenuto gastrico acido nell'esofago, causando bruciore e fastidio;
- ansia: stato di agitazione, preoccupazione e apprensione, spesso accompagnato da sintomi fisici come tachicardia e sudorazione;
- attacchi di panico: episodi improvvisi di intensa paura o disagio, caratterizzati da sintomi fisici e psicologici come palpitazioni, sudorazione, tremore e sensazione di soffocamento (o mancanza di aria);
- depressione: disturbo dell'umore caratterizzato da tristezza persistente, perdita di interesse e piacere per le normali attività, e altri sintomi emotivi e fisici.
La sindrome gastrocardiaca si caratterizza per la presenza di sintomi gastrointestinali che, attraverso meccanismi complessi, possono influenzare il ritmo cardiaco, scatenando palpitazioni e altre manifestazioni cardiache. Problemi come l'ernia iatale e l'infiammazione gastrica possono amplificare i sintomi, in particolare di sera, poiché il processo digestivo tende a rallentare.
Possibili cause
La causa principale dell'insorgenza di un aumentato battito cardiaco durante la digestione è da ricercarsi in alcuni cibi che possono scatenare il fenomeno. Tra questi ci sono:
- carboidrati: possono causare picchi glicemici, particolarmente problematici in caso di ipoglicemia;
- alimenti ad alto contenuto di sodio: come cibi processati o in scatola, possono influenzare l'equilibrio elettrolitico e contribuire a palpitazioni;
- alimenti ad alto contenuto di zuccheri: analogamente ai carboidrati, possono causare rapide fluttuazioni glicemiche, soprattutto in presenza di ipoglicemia;
- cibi piccanti o grassi: possono provocare bruciore di stomaco e, in alcuni casi, tachicardia.
Inoltre, specifici ingredienti presenti in alcuni alimenti possono scatenare palpitazioni, come:
- glutammato monosodico (MSG): presente in molti cibi processati e piatti pronti, può causare palpitazioni in individui sensibili;
- teobromina: composto naturale presente nel cacao, può aumentare la frequenza cardiaca e favorire palpitazioni;
- tiramina: amminoacido presente in alcolici, formaggi stagionati, salumi e frutta secca, può elevare la pressione sanguigna e causare palpitazioni.
L'aumento del battito cardiaco durante i processi digestivi può inoltre essere associato all'assunzione di integratori (in particolare ginseng, biancospino e valeriana) o farmaci quali antibiotici, principi attivi per il controllo della pressione arteriosa o dell'attività tiroidea, nonché insulina e per lenire i sintomi di allergie o influenza stagionale.
Diverse condizioni possono, inoltre, contribuire all'insorgenza di palpitazioni postprandiali, tra cui:
- anemia: causata da una carenza di ferro nella dieta, che può compromettere l'adeguato trasporto di ossigeno nel sangue;
- disidratazione: derivante da un insufficiente apporto idrico, che può alterare l'equilibrio elettrolitico e influenzare la funzione cardiaca;
- consumo di bevande alcoliche: possono favorire l'insorgenza di fibrillazione atriale, un'aritmia caratterizzata da un ritmo cardiaco irregolare originante negli atri;
- stati ansiosi o di stress: possono manifestarsi prima, durante o dopo i pasti, influenzando la frequenza cardiaca;
- bassi livelli di potassio nel sangue: possono causare aritmie.
In casi meno frequenti, le palpitazioni postprandiali possono essere indicative di un problema cardiaco sottostante. Se si verificano palpitazioni frequenti dopo i pasti, è consigliabile consultare un medico per una valutazione approfondita, volta ad individuare l'esatta causa di tale manifestazione.
Trattamento e prevenzione
Sporadici fenomeni di tachicardia durante i processi digestivi, in particolar modo se associati al consumo di particolari cibi 'trigger', non devono di norma destare preoccupazione, ma se il sintomo diventa ricorrente si raccomanda di rivolgersi prontamente al proprio medico curante, che potrà disporre visite di accertamento, come esami del sangue, delle urine, Elettrocardiogramma (ECG), Ecocardiogramma, Stress test ed effettuare una diagnosi differenziale, in modo da identificare eventuali malattie a carico del cuore o dell'apparato digerente.
La gestione ottimale delle palpitazioni postprandiali, infatti, richiede una corretta identificazione della causa sottostante. Qualora il medico ritenga che le palpitazioni non rappresentino una minaccia significativa per la salute, potrebbero essere sufficienti modifiche dello stile di vita. Ad esempio, tenere un diario alimentare per individuare eventuali alimenti scatenanti ed evitarli in futuro può contribuire a risolvere i sintomi; anche l'abbandono di abitudini dannose, come il fumo, può rivelarsi utile.
Nel caso in cui le palpitazioni siano associate a una condizione più seria, il medico potrebbe prescrivere farmaci antiaritmici, come beta-bloccanti o calcio-antagonisti. Questi farmaci agiscono regolarizzando il ritmo cardiaco e migliorando il flusso sanguigno, con un effetto spesso percepibile entro poche ore dall'assunzione.
Per quanto riguarda la prevenzione, in assenza di patologie sottostanti, è possibile ridurre la frequenza di insorgenza delle palpitazioni postprandiali adottando accorgimenti sia dal punto di vista alimentare che inerenti il proprio stile di vita, ad esempio:
- affrontare ansia e depressione: consultare un medico per valutare l'opportunità di intraprendere una terapia farmacologica o psicoterapeutica;
- mantenere un peso corporeo adeguato: se si è in sovrappeso, rivolgersi a un nutrizionista per ottenere un piano di dimagrimento personalizzato;
- praticare sport e/o attività fisica regolare: l'esercizio fisico migliora la salute cardiovascolare e aiuta a gestire l'ansia;
- ridurre lo stress: tecniche come la respirazione diaframmatica (gonfiando il diaframma mentre si inspira), la meditazione, lo yoga e altre pratiche di rilassamento possono essere utili.
Per quanto riguarda l'alimentazione, è possibile adottare alcune strategie per prevenire le palpitazioni postprandiali.
- Privilegiare alimenti ricchi di potassio: come avocado, banane, patate e spinaci, per mantenere un corretto equilibrio elettrolitico.
- Limitare il consumo di alcol: l'alcol può influire negativamente sul ritmo cardiaco.
- Assumere adeguate quantità di liquidi: dato che la disidratazione può favorire l'insorgenza di palpitazioni, anche l'assunzione di tisane al finocchio e allo zenzero possono aiutare sia a mantenere il giusto grado di idratazione, che ad alleviare il gonfiore.
- Mangiare regolarmente: evitare lunghi periodi di digiuno per prevenire l'ipoglicemia.
- Monitorare l'assunzione di caffeina: la caffeina può aumentare la frequenza cardiaca e scatenare palpitazioni in soggetti predisposti.
- Ridurre il consumo di sale e zuccheri: un eccesso di sodio e zuccheri può influire negativamente sulla salute cardiovascolare e favorire le palpitazioni.
Si ribadisce, tuttavia, l'importanza di rivolgersi al proprio medico (o uno specialista in cardiologia) in caso gli accorgimenti sopra indicati non si rivelino efficaci nel gestire la tachicardia (o altre irregolarità del battito cardiaco) durante i processi digestivi. Sebbene, infatti, tale manifestazione possa essere considerata non preoccupante, è sempre fondamentale monitorarne i sintomi e chiedere un supporto specialistico per risolvere eventuali dubbi.
In sintesi
Le palpitazioni postprandiali, ovvero la percezione di un battito cardiaco accelerato, irregolare o intenso dopo i pasti, rappresentano un fenomeno che può avere diverse origini. Sebbene possano essere associate a condizioni patologiche come la sindrome gastrocardiaca, spesso sono legate a fattori alimentari, squilibri metabolici o stati emotivi.
Una corretta diagnosi, che includa un'attenta valutazione medica e l'esecuzione di esami specifici, è fondamentale per identificare la causa sottostante ed escludere eventuali patologie cardiache.
I rimedi per la gestione delle palpitazioni postprandiali includono modifiche dello stile di vita, come l'adozione di una dieta equilibrata, la riduzione dello stress e la pratica regolare di attività fisica. In alcuni casi, può essere necessario un trattamento farmacologico mirato.
È importante ricordare che l'attenzione alla propria salute e l'adozione di uno stile di vita sano sono fondamentali per prevenire e gestire le palpitazioni postprandiali, garantendo un miglioramento della qualità della vita e del benessere generale.
Autorizzazione Minsal CH-20250701-21 del 14/07/2025